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Programma 2005
Conferenza
il 31 ottobre
ore 18:00
Palazzo Ducale, S. Maggior Consiglio
L'astuzia delle macchine Lo sviluppo della meccanica e la nascita della civiltà industriale Remo Bodei
da 16 anni
In origine, il termine mechané significava, in greco, "astuzia", "inganno". Soltanto più tardi venne a designare la macchina in genere, e, in particolare la macchina semplice - leva, carrucola, piano inclinato, vite -, la macchina da guerra e l'automa. La meccanica, sapere attorno alle macchine, nasce dunque con questo marchio distintivo: essa è preposta alla costruzione di entità artificiali, di trappole tese alla natura per catturarne l'energia e volgerla in direzione dei vantaggi e dei capricci degli uomini. A lungo non si riesce, infatti, a spiegare il funzionamento delle macchine. Le arti meccaniche, proprio in quanto appartengono al regno dell'astuzia e di ciò che è "contro natura", non fanno parte della fisica, che si occupa di ciò che avviene secondo natura.
Con Galileo ci si comincia a rendere conto che alla natura si comanda ubbidendole, che essa non può essere semplicemente beffata. In Galileo l'astuzia cambia di significato (consiste ora nell'utilizzare le energie naturali a fini economici, così da godere di energia a basso costo) e la violenza in quanto tale scompare, proprio perché la meccanica cessa di essere contro natura e diventa "razionale", scienza esatta che, nell'era mederna, permette l'enorme sviluppo delle macchine su cui si basa la civiltà industriale e post-industriale.
In prospettiva, sono proprio le macchine (ora costruibili con criteri e calcoli pienamente razionali, che aggirano il sistema del "pressapoco" empirico) a non rendere più conveniente la schiavitù e a permetterne la virtuale abolizione. Profanano l'ordine perfetto del mondo. Ma non per questo perdono il loro fascino e il loro ruolo, anzi: la loro astuzia si avvia a diventare la moderna intelligenza tecnica, il dominio dispiegato sulla realtà, l'insieme dei vantaggi e dei vincoli a cui è ormai impossibile rinunciare.
Remo Bodei è professore di Storia della filosofia all’Università di Pisa, dopo essere stato a lungo docente alla Scuola Normale Superiore dove si è formato come studente. Oltre alla teoria e storia delle passioni e dei desideri, a cui si è dedicato negli ultimi vent’anni, ha scritto molto sul tema della laicità, affrontando con grande chiarezza il tema del rapporto fra etica e scienza.
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